Detto tra noi, ne ho la penna piena di discorsi superficiali sull’intelligenza artificiale usata per scrivere. Dico la mia perché non posso fare finta di nulla. Sarebbe un atteggiamento poco intelligente. Inizio col dire che l’AI si usa da tempo e ho i dati che lo dimostrano, soprattutto nel giornalismo. Già questo basta per stemperare un attimo gli isterismi di massa.
Purtroppo si sa che quando si dà uno strumento in mano a tutti c’è il rischio che si alzi il grido “abbiamo scoperto l’acqua calda”. Anzi rende meglio l’idea la scoperta di Ronconi, che prese un rospo per i … gioielli di famiglia e con grande stupore disse “Allora è un maschio!”
Però per me questo è il bello di noi esseri umani. Siamo un mix di emozioni e contraddizioni, nessuno potrà mai capirci fino in fondo, nessuno potrà mai replicarci. Ce la suoniamo e ce la cantiamo e siamo unici per questo.
Con tutta onestà, devo dire che il gran vociferare su ChatGPT inizialmente mi ha spaventata. Le parole non riempiono solo la mia anima di gioia, ma anche il mio carrello della spesa. Chi non sarebbe spaventato nel leggere e sentir dire ovunque, anche dalla signora al bar con la bocca sporca di caffè, “Giornalisti, copywriter, scrittori, chiamate Taffo e fatevi organizzare un bel funerale”.
Fa male, è inutile negarlo. Poi però la fiamma gigante si ridimensiona fino a diventare un fuocherello. L’intelligenza artificiale non è né Dio né Satana, è uno strumento, direi un’opportunità, che può agevolare l’esistenza di chi scrive. Chiariamo subito che l’intelligenza artificiale non uccide e non ucciderà nessuno, a meno che non decidiamo noi di friggere il nostro cervello in olio di ignoranza. E allora ben venga l’estinzione di massa.
Certo, ripeto, sarebbe meglio che l’AI non finisse in mano a cani e porci. E sarebbe meglio se le fette di prosciutto non foderassero gli occhi della gente, soprattutto di imprenditori, aziende, professionisti o sedicenti tali.
Ricordi quando Archimede si immerse nell’acqua ed esclamò Eureka! Oggi molti stanno testando l’AI e si sentono come Archimede. E io mi chiedo e ti chiedo. Hanno capito queste persone cosa differenzia un essere umano da una macchina? Hanno capito che l’automazione nel campo della scrittura farà piazza pulita solo degli scrittori farlocchi, sgrammaticati, privi di brio creativo che si sono finti professionisti fregando un sacco di gente? Pensare che tanti di questi personaggi sono là fuori a brindare e invece dovrebbero seguire loro il consiglio della sciura al bar e iniziare a contattare Taffo.
Non è quella dell’intelligenza artificiale la prima scoperta di Ronconi a cui ho assistito in vita mia. Prima i computer, poi internet, gli smartphone, i navigatori satellitari, la robotica. Ogni volta uno tsunami di catastrofismi ha mandato in crisi sul momento un sacco di settori. Ansia, depressione, bandiere bianche, segni della croce, sguardi al cielo e chi ce l’ha, intense toccate alle sfere là in basso.
Poi però l’umanità si è assestata, come sempre accade. Ha imparato a gestire le novità. Anche perché ricordiamoci che ogni scoperta è frutto della mente umana, non di una magia di Harry Potter. Non siamo fatti di database e prompt, noi umani abbiamo luminose sinapsi che possiamo agghindare con i colori dell’anima e tante spolverate di emozioni. Ce lo siamo dimenticato? Mi dici quando leggi cosa cerchi? E quando spendi i tuoi soldi e il tuo tempo, cerchi qualità o piattume che ti spedisce a calci sui denti nella voragine del nulla, a ingozzarti di melma?
Un bel respiro e osserviamo l’intelligenza artificiale razionalmente. Siamo noi professionisti che ne trarremo vantaggio, non il contrario. A patto di farne un buon uso ovvio. A patto di essere professionisti seri. Altrettanto ovvio. E ringrazio Giulia Bezzi di SeoSpirito per avermi tranquillizzata. Come? Facendomi vedere per prima ChatGPT per quello che è: uno strumento da domare e sfruttare.
Ti parlavo di dati ed è il momento di vederli insieme. Sono tratti da uno studio dell’Osservatorio Universitario sui linguaggi del giornalismo multimediale, Dipartimento di Scienze Sociali – Università degli Studi di Napoli Federico I. Lo studio, promosso dall’Ordine dei Giornalisti nel 2020, me lo sono letto tutto e quanto sto per riportarti è davvero interessante.
I software di scrittura automatizzata, usati già da tempo negli Stati Uniti, possono generare in autonomia piccoli articoli e report utilizzando template e algoritmi di Natural Language Generating. Questi software vengono spesso affiancati da strumenti di ricerca trend o dati. Gli articoli così ottenuti sono usati dalle testate giornalistiche soprattutto per le news di aggiornamento.
Il New York Times è stato il portabandiera della scrittura automatizzata nel giornalismo. Al suo interno ha anche un team dedicato allo sviluppo dei software e di una strategia che faccia lavorare spalla a spalla giornalisti, tecnici e AI. Mi viene in mente la Michielin che canta nessun grado di separazione. Alla faccia di chi ci vuole organizzare il funerale domani.
I dati possono annoiare lo so, ma dai un’occhiata qui sotto. Vedi che l’AI nel mondo della scrittura non è nata ieri? Eppure le 5 redazioni citate stanno assumendo e ampliando la loro newsroom. E non licenziando:
- The Washington Post: genera aggiornamenti blog e twitter
- The Guardian: genera report unendo template e dati e usa NLP per generare articoli
- Los Angeles Times: articoli e report su dati specifici con pubblicazione
- Forbes: suggerisce titoli e immagini in base ai trend
- Sportplatz Media: Natural Language Generation su dati sportivi e meteorologici
Francesco Piccinini, quando era ancora direttore di Fanpage.it, fu intervistato per lo studio commissionato dall’Ordine dei giornalisti e disse:
“È sempre più facile accedere ad enormi quantità di dati aggiornati, ma ritengo che il ruolo dell’intelligenza umana sia indispensabile per fornire una lettura di questi dati, anche perché non esiste ancora un’intelligenza artificiale predittiva altamente funzionante. In ambito sportivo, ad esempio, si è commentato per anni il dato del possesso palla per misurare la forza di una squadra di calcio. In realtà, esistono molti altri dati che ti danno la possibilità di capire se una squadra sta andando bene o male. Secondo me il giornalismo oggi ha due compiti fondamentali: il primo è saper leggere questi dati e il secondo è saperli sintetizzare per diffonderli al grande pubblico”.
A questo punto sai cosa ho fatto, ho intervistato proprio ChatGPT e gli ho chiesto di dirci cosa ne pensa sull’argomento della scrittura automatizzata. Questo il risultato, copiato e incollato. Ti aspetto alla fine per dirti la mia:
L’intelligenza artificiale (IA) e gli scrittori sono entrambi impegnati nella creazione di contenuti, ma ci sono alcune importanti differenze tra i due. In primo luogo, l’IA è una tecnologia automatizzata che utilizza algoritmi e dati per compiere attività che normalmente richiederebbero l’intelligenza umana. Gli scrittori, d’altra parte, sono esseri umani che utilizzano la loro creatività e abilità per creare testi scritti.
In secondo luogo, l’IA è in grado di generare contenuti in modo molto rapido e preciso. Ad esempio, un algoritmo di IA può generare notizie, articoli, post sui social media e altro ancora in pochi secondi. Gli scrittori, d’altra parte, possono impiegare giorni, settimane o persino mesi per completare un solo pezzo di scrittura.
In terzo luogo, l’IA è in grado di generare contenuti su una vasta gamma di argomenti e in molti diversi stili. Gli scrittori, d’altra parte, tendono ad avere un’area di specializzazione e uno stile di scrittura specifico.
Infine, l’IA non ha emozioni e non può comprendere il contesto emozionale di una situazione, mentre gli scrittori utilizzano spesso le proprie emozioni per creare contenuti più coinvolgenti e significativi.
Tuttavia, nonostante queste differenze, l’IA e gli scrittori possono lavorare insieme per creare contenuti ancora migliori. Ad esempio, l’IA può aiutare gli scrittori a generare idee per i loro scritti o a correggere gli errori di ortografia e grammatica. Inoltre, alcune forme di scrittura generativa utilizzano l’IA per creare contenuti in modo autonomo, ma richiedono ancora l’intervento umano per la revisione e la fine.
In sintesi, l’IA e gli scrittori sono entrambi impegnati nella creazione di contenuti, ma ci sono alcune importanti differenze tra i due. L’IA è una tecnologia automatizzata che utilizza algoritmi e dati per generare contenuti rapidamente e precisamente, mentre gli scrittori sono esseri umani che utilizzano la loro creatività e abilità per creare testi scritti. Tuttavia, l’IA e gli scrittori possono lavorare insieme per creare contenuti ancora migliori.
Eccomi, sono tornata, per carità. Te lo avevo detto che siamo tutti a rischio piattume. Se avessi mai scritto in vita mia una roba simile, sarei già a ruzzolare nel fango insieme ai maiali. Comunque mi interessa sottolineare che il buon ChatGPT dice chiaramente che lui senza di noi si attacca al tram. Sono parole sue:
- AI non ha emozioni e non può comprendere il contesto emozionale di una situazione. Gli scrittori creano testi più coinvolgenti e significativi
- AI non ha stile di scrittura specifico
- AI e scrittori possono lavorare insieme per creare contenuti migliori. L’intervento umano è fondamentale
Grazie ChatGPT, ti stringo la mano. Non sei tu il problema, è l’uso che ne faranno gli altri. Uso che spero non ci seppellisca sotto quintali di spazzatura.
Mi dici cosa ne pensi e che rapporto hai con l’intelligenza artificiale? Scrivilo nei commenti, questo è un argomento che scotta.