Febbraio 2023

Come scoprire le fake news con il buonsenso e alcune semplici azioni

come scoprire le fake news

Il web è uno strumento a cui non vorrei mai rinunciare. La facilità con cui si possono trovare informazioni, rispetto agli anni in cui non esistevano né Google né i suoi simili, è qualcosa di troppo prezioso. Però in mezzo all’enorme quantità di scritti, immagini, video utili, ci sono anche quintali di immondizia. Il fenomeno delle fake news è un virus diffuso e contagioso. Una vera piaga. Come scoprire le fake news ed evitare di aggiungere altra immondizia nell’etere?

Sulle informazioni che non provengono da fonti ufficiali quali uffici stampa, enti pubblici, forze dell’ordine, agenzie la prudenza non è mai troppa. Per questo voglio raccontarti come mi muovo io per verificare se una notizia è una sonora bufala o verità.

Per prima cosa mi affido al mio buon fiuto, sviluppato in anni di esperienza nel mondo della scrittura e della comunicazione professionale. L’uso di toni eclatanti, catastrofici, imperanti a partire dal titolo, fa scattare in me subito il campanello d’allarme. Come la mancanza di fonti attendibili e verificabili. Ti faccio un esempio molto forzato ma utile per farti capire bene. Immagina di trovare in rete un articolo il cui titolo e testo recitano:

Titolo: Scoperto un batterio che sconfigge ogni malattia!

Abstract: Studiosi americani hanno annunciato che tra 5 anni al massimo saremo immortali. Grazie alla scoperta di un batterio che sconfigge ogni malattia e rigenera le cellule, la vita si allungherà e presto riusciremo a vivere fino e oltre i 200 anni.

Ora, è chiaro che già il titolo ha un tono spudoratamente esagerato, inadatto a un argomento così sensibile. Il testo poi lasciamo perdere. Parole gettate al vento, senza citare la fonte, quali studiosi hanno fatto la scoperta, dove è stata pubblicata, cosa ne dicono le testate più autorevoli e gli esperti. Come dicevo è un esempio lampante di fake news, ma non sempre è così facile riconoscerle.

A farmi scattare il dubbio sulla veridicità di una notizia, contribuiscono anche eventuali errori grammaticali e ortografici, l’uso di parole volgari e troppo colloquiali. Anche l’URL va osservato bene. Se contiene parole tipo complotto, verità assoluta, o termini incomprensibili, o ancora parole che scopiazzano nomi di giornali e portali famosi, attenzione. La fake news è dietro l’angolo.

Un articolo, a meno che non si tratti di un editoriale firmato dal direttore responsabile o da una firma prestigiosa ed esperta del giornale, non contiene mai idee personali, commenti, prese di posizione. Soprattutto in articoli di cronaca, finanza e politica. Diverso il discorso, per esempio, per un live report di un concerto, o la recensione di un album musicale.

Quando all’interno di un articolo vedo citate troppe volte fonti illustri, quasi a voler convincere più facilmente il pesce ad abboccare, mi scatta il dubbione. Per non parlare di quando leggo frasi abbozzate, con tanti non detti e puntini di sospensione usati a sproposito.

Se l’articolo non mi convince faccio affidamento anche a siti quali Bufale.net e Butac. Cercando nei loro archivi magari trovo proprio la news sulla quale ho il dubbio e posso capire se è vera o falsa.

Un’altra azione abituale che compio è quella di controllare se la notizia è riportata dalle testate più importanti e cercare su Google se e come viene affrontato l’argomento o è già stato smentito. Altre attività importanti sono il controllo di eventuali immagini contenute nell’articolo che vogliamo analizzare. Il controllo lo si può fare con la ricerca per immagini di Google, che ci dice se la foto è già stata pubblicata e in quale contesto. Big G è un alleato fidato nella lotta alle fake news. Navigando nella sezione Google News, le notizie già verificate hanno il tag Fact Check. La lotta alle notizie false è complicata. Facciamo tutti la nostra parte e prima di scrivere e divulgare informazioni, prendiamoci il tempo necessario per verificarne la correttezza.

Sei d’accordo? Fammelo sapere nei commenti.

 

 

Dove trovare le informazioni per scrivere un articolo

dove trovare le informazioni per scrivere articoli

Quando ho iniziato anni fa a lavorare nelle redazioni, il mondo dell’informazione era diverso. Non c’era ancora tutto online, e con tutto intendo archivi, fonti e strumenti vari. Lo stesso vale per il copywriting e la scrittura in genere. Oggi però voglio occuparmi nello specifico della news giornalistica. Sono promotrice convinta della rivoluzione del web che ha reso più agile la ricerca e la diffusione di contenuti. In rete si trovano molte informazioni utili per scrivere un articolo. A patto che i contenuti siano di qualità. Il resto per me va dritto nella spazzatura.

Spesso mi chiedono dove trovare le informazioni per scrivere. Per questo ho deciso di raccontarti come mi muovo io. Anche se ognuno di noi ha le sue abitudini e non esistono regole prestabilite, alcune pratiche e il buonsenso dovrebbero, almeno quelli, mettere tutti d’accordo.

Prima del boom di internet gli articoli li scrivevo quasi esclusivamente per strada, tra la gente, con gli occhi spalancati e le orecchie a parabola per raccogliere ogni spunto utile. Da tempo il web si è aggiunto a questa modalità, facilitando molto le cose. La rete ci offre informazioni, email, newsletter, agenzie, banche dati, grafici e luoghi di scambio quali i social e le community. Oggi abbiamo un’offerta ben più ampia di dati per scrivere articoli. E di questo dobbiamo essere grati.

Notizie e fonti non mancano mai, anche se non è tutto oro quello che luccica. Le fake news e i contenuti trash sono un male diffuso e riconoscerli e non diffonderne di nuovi è un dovere. Ma di questo parlerò in un altro articolo. Ora torniamo alle fonti.

Sul desktop ho la mia cassetta degli attrezzi che apro ogni giorno. Ho l’amico Feedly, l’aggregatore di contenuti che mi permette di seguire i siti che mi interessano e non perdermi le novità. Immancabile Evernote, sul quale salvo le pagine dei siti web nei quali mi imbatto navigando e che voglio approfondire in seguito. Consiglio anche Toby, l’estensione di Google che permette di organizzare i preferiti attraverso tabs e tag.

Ho attivi gli Alerts di Google per le parole chiave di mio interesse e seguo, tramite Google Trends, gli argomenti di tendenza e la loro evoluzione. Non può mancare AnswerThePublic, che mi permette di studiare gli interessi del pubblico per una specifica parola chiave.

Un altro strumento utile fornito da Google e ideato per i giornalisti è Pinpoint, che permette di esplorare e analizzare archivi di pdf, immagini, audio, video, da fonti attendibili di tutto il mondo.

Sempre il nostro caro Google ci offre l’imperdibile sezione dedicata alle News, oltre a Discover e la ricerca per immagini. Non devono mancare le letture dei giornali di riferimento, almeno i più autorevoli. Chi preferisce, invece di attivare singoli abbonamenti, può usare Simul News, un’app che permette di gestire più abbonamenti in un un unico spazio.

Nella mia cassetta degli attrezzi ci sono anche le agenzie, gli uffici stampa e un indirizzario con contatti email diviso per argomenti. Ricevo ogni giorno comunicati stampa e notizie da uffici stampa, enti, associazioni e agenzie. Ad alcuni ho chiesto io di essere aggiunta, altri mi hanno chiesto se potevano inserirmi. Funziona così.

Per me aprire frequentemente le email è fondamentale. Per questo ho i miei indirizzi a disposizione su tutti i device che utilizzo, smartphone compreso. Non posso lasciare che nessuna comunicazione vada persa. Ho bisogno di leggere, salvare, rispondere, chiedere altre informazioni, esplorare, confrontare quanto ricevuto e studiare quello che ho a disposizione. Parte tutto da queste sane abitudini, almeno per me è così. Solo dopo mi concentro sulla stesura dell’articolo.

Essere giornalista significa dedicare anche del tempo alle pubbliche relazioni, crearsi una rete di contatti fidati e coltivare i rapporti. Cerco sempre di essere un’osservatrice attenta, mi affido alla mia curiosità che non vuole essere mai morbosa, uso il buonsenso e non smetto di studiare e ampliare le mie conoscenze.

Sono una convinta sostenitrice della cultura a tutto tondo. Solo così si può comprendere la realtà. Non viviamo dentro silos a tenuta stagna e ogni ambito interagisce ed è influenzato da ciò che ha intorno. È questo il mondo di cui dobbiamo dare notizia. Per farlo serve una visione ad ampio raggio.

Non dobbiamo avere paura di arrivare dopo gli altri. Per scrivere un articolo di qualità, affidabile e puntuale serve tempo. I lettori non vogliono la mediocrità. O almeno non quelli a cui mi rivolgo io. Oggi abbiamo anche l’intelligenza artificiale che può aiutarci a cercare le fonti che ci erano sfuggite, creare le strutture degli articoli e suggerirci i titoli. L’intelligenza artificiale può darci spunti interessanti, per dirla semplice. Il tutto però va preso con le pinze e, come sempre, verificato. Guai a gettare altra spazzatura sul web, ne abbiamo tutti piena la SERP.

Raccontami come ti muovi e quali sono le tue sane abitudini per trovare informazioni. Lasciami un commento.

Scrittura inclusiva, facciamo un po’ di chiarezza

scrittura inclusiva

Alla domanda se sono d’accordo sull’uso della scrittura inclusiva, di getto risponderei di no. Per quello che è il mio gusto, il mio vissuto, lo studio della lingua italiana e delle sue regole che porto avanti da anni. Che mi si chiami direttore o direttrice per me non fa alcuna differenza. Anzi, a essere sincera mi piace più direttore. Il problema però ha anche un aspetto sociologico e richiede la massima delicatezza. Là fuori, e magari ci sei anche tu, possono esserci persone che soffrono a causa del loro mancato riconoscimento come individui. E se per queste persone la mancanza di un linguaggio inclusivo è motivo di disagio, non possiamo fare finta di niente.

Fai attenzione, perché oggi la questione non riguarda solo maschi e femmine. Ci sono persone che non si riconoscono in nessun genere e altre che stanno affrontando un lungo e complicato periodo di transizione. Negli ultimi tempi si discute su quali siano le soluzioni migliori da adottare. L’argomento è dibattuto anche in riferimento al gender gap. Un tema controverso e complesso, di cui non mi occupo e che cito soltanto. Avrai sicuramente presente la recente discussione sul titolo con cui riferirsi a Giorgia Meloni. Presidentessa o Presidente? La o il Presidente?

I simboli inclusivi usati per la scrittura sono @ e *. Nella lingua parlata viene usato lo schwa ə al singolare e з al plurale. Purtroppo ogni giorno se ne sentono di nuove, e alcune teorie sono alquanto grottesche. Per quanto mi riguarda, non sono d’accordo con i grammarnazi e non lo sono nemmeno con alcuni sociolinguisti che affrontano la grammatica come se fosse solo uno strumento da adattare alle necessità sociali del momento. Non funziona così. La grammatica è una disciplina ben più complessa. Si evolve con noi nel tempo, è vero, ma è sbagliato pensare di poterla plasmare per assecondare ogni nostro bisogno. Così facendo distruggeremmo la lingua.

Aggiungo, e mi preme molto farlo, che chi continua a credere che i generi nella grammatica siano legati ad aspetti prettamente biologici, non sa di cosa parla. La grammatica è un codice con  regole che servono per rendere comprensibile la lingua. Ha una profonda connotazione sociale e lo sappiamo, perché i suoi cambiamenti e la sua evoluzione dipendono da tutti noi. Però la grammatica non merita di essere smantellata per rispondere a ogni nostra necessità sociale. Riporto l’intervento di Apollo D’Achille dell’Accademia della Crusca, che sull’uso di simboli e in particolare dello schwa scrive:

L’italiano ha due generi grammaticali, il maschile e il femminile, ma non il neutro, così come, nella categoria grammaticale del numero, distingue il singolare dal plurale, ma non ha il duale, presente in altre lingue, tra cui il greco antico. Dobbiamo serenamente prenderne atto, consci del fatto che sesso biologico e identità di genere sono cose diverse dal genere grammaticale. Forse, un uso consapevole del maschile plurale come genere grammaticale non marcato, e non come prevaricazione del maschile inteso come sesso biologico (come finora è stato interpretato, e non certo ingiustificatamente), potrebbe risolvere molti problemi, e non soltanto sul piano linguistico. Ma alle parole andrebbero poi accompagnati i fatti.

A questo punto avrai capito che non uso i simboli inclusivi nei miei scritti. Li uso solo nei copy, nelle newsletter e nei testi dei clienti, se me lo chiedono. Non sono il tipo che non cambia idea nella vita e magari in futuro li userò, felice di farlo. Per ora no. So che allo stato attuale delle cose, come dice anche D’Achille, dovremmo pensare ad azioni concrete di ben altro tipo, che garantiscano l’inclusione di ogni singolo individuo. 

E tu che ne pensi? Usi i simboli inclusivi? Parliamone nei commenti, è un argomento di estrema attualità.

 

 

Libri di grammatica italiana per tutti

libri di grammatica italiana per tutti

 

Scrivere di grammatica italiana mi piace. Anche insegnarla. Sono diplomata maestra per la scuola primaria, ho una laurea umanistica, lavoro con le parole e soprattutto ho una gran passione per tutto ciò che ruota attorno al linguaggio. Insegno letteratura a studenti americani e in passato anche a studenti italiani. Insomma, le parole sono il mio pane quotidiano, per amore e professione.

So bene però quanto possa essere difficile per molti digerire la materia, che ha le sue regole da imparare. Ripeto, da imparare. Non ci sono altre strade per parlare e scrivere bene. Quando scrivo sul blog, penso ai miei lettori, che sono professionisti molto intelligenti, che hanno piacere di leggermi e magari la consapevolezza di avere qualche lacuna da colmare. E questo, lasciamelo dire, merita un applauso. Fattelo davvero, se sei tra le persone che non hanno paura di mettersi in gioco e migliorare.

Se poi a leggere sono anche giovani studenti, be’ doppia soddisfazione e sotto a chi tocca ragazzi. La grammatica non è un buco nero. È la chiave della nostra realizzazione individuale e sociale. Chiariamo subito ogni dubbio. Tutto quello che trovi in rete è molto utile e ci sono contenuti davvero ben fatti e professionali. Mi sento però di consigliare l’aggiunta di alcuni libri di grammatica, sorattutto a chi vuole approfondire l’argomento in maniera più accurata e strutturata.

Ecco quindi 6 libri che ho selezionato per te. Ti saranno utili per migliorare la grammatica. Vediamo insieme quali sono:

  1. “Grammatica italiana” di Luca Serianni. Chi conosce Serianni sa già che con questo libro si vince facile. Al suo interno trovi ogni aspetto della grammatica, dalla morfologia alla sintassi, con esempi e spiegazioni dettagliate.
  2. “Grammatica pratica della lingua italiana” di Bruno Migliorini. Un classico intramontabile della grammatica italiana, con tanti dettagli sulle regole grammaticali e molti esempi che rendono più facili i concetti.
  3. “La Grammatica italiana per il XXI secolo” di Giorgio Graffi. Il libro punta soprattutto a spiegare le regole grammaticali più recenti e i cambiamenti che sono avvenuti nell’italiano parlato e scritto. Lo consiglio a chi ha voglia e curiosità di capire com’è cambiata la nostra lingua nel tempo.
  4. “Grammatica italiana con esercizi” di Antonio Carluccio e Maria Latella. Contiene molti dettagli sulla grammatica italiana. Alla teoria si aggiungono numerosi esercizi. Un testo che suggerisco a chi vuole mettere in pratica subito quanto appreso.
  5. “Grammatica italiana per tutti” di Marco Mezzadri. Un libro adatto alle esigenze dei principianti ma anche degli studenti più preparati. Molto utile la parte dedicata agli esercizi.
  6. “Grammatica essenziale della lingua italiana” di Liliana Cardinaletti e Teresa Ravecca. Le autrici lo hanno scritto per aiutare gli studenti a comprendere le basi della grammatica italiana senza grosse difficoltà. Al suo interno trovi la sezione dedicata agli esercizi.

Esistono tanti libri a cui puoi affidare il tuo apprendimento. Quelli che ti ho proposto sono utili e soprattutto chiari da leggere. Avere la possibilità di consolidare le nozioni mettendosi subito alla prova con gli esercizi proposti facilita molto lo studio. Teoria e pratica a braccetto, sempre. Almeno per me è così.

Adesso che hai le idee più chiare, mi raccomando, chiediti cosa vuoi per te stesso o per tes tessa, qual è il tuo livello di conoscenza, stabilisci gli obiettivi e scegli il testo più adatto per te. Diventerà un immancabile compagno di viaggio, selezionalo con cura.

Sarei curiosa di sapere quali libri di grammatica italiana conosci, studi o dei quali hai un buon ricordo. Scrivilo nei commenti.